Nel 1964 Eric Berne pubblicava un interessante saggio in cui sfruttando le caratteristiche e gli elementi del gioco, l'analista, cercava di comprendere il ruolo e la posizione di un individuo nei confronti dell'ambiente circostante e di altri soggetti.
In questo ambito di lavoro le dipendenze (non solo da sostanze) sono intese come un’irresistibile o compulsiva necessità di uno stato emotivo, esperienziale e cognitivo che si può raggiungere con delle sostanze psicotrope o attraverso certi schemi comportamentali che si sono sviluppati come una dipendenza, in relazione ad esempio all’assunzione eccessiva di cibo, come a lavoro, gioco d’azzardo, sesso, internet ecc. ecc.
La dipendenza, così come i sintomi della tossicodipendenza, non è mai un semplice problema di dipendenza individuale, isolato dal contesto e dalle relazioni. Spesso inizia come un’attività sociale e ricreativa portata avanti con altri, ed è incoraggiata e supportata da un gruppo di persone che si trovano in diversi stadi dell’uso, abuso e dipendenza, e diventa una modalità fissa di contatto all’interno di un mondo imploso.
L’esperienza della dipendenza è, da questo punto di vista, un rifugio dalla novità, dal contatto col campo attuale, dalle possibili nuove esperienze. Invece di un graduale sviluppo della sensazione legata all’emergere di un interesse seguito da un processo creativo di problem solving, il paziente dipendente ricerca la sensazione ripetendo uno schema vecchio, già vissuto: agisce, beve qualcosa, gioca d’azzardo, mangia qualche schifezza, assume sostanze ecc. ecc. Il paziente dipendete non vive nessuna novità, semplicemente ripete. L’esperienza del paziente si disperde e si centra sulla preoccupazione di usare o bere o di procurarsi il necessario alla propria dipendenza. Dopo un po’ non accade più nient’altro e la vitalità cala progressivamente.
Il supporto del terapeuta al paziente in questo ambito di sofferenza comprende alcuni interventi tra cui: