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Disturbo di panico

Il disturbo di panico si presenta all’improvviso come sintomatologia fisica (tachicardia, sudorazione, sensazione di soffocamento, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie, brividi o vampate di calore ecc. ecc.) senza apparente connessione con problemi psicologici o esistenziali. L’attacco di panico accade, infatti, improvvisamente come sconvolgente e repentino capovolgersi dello stato psicofisico ed emozionale abituale.

Vi è dunque una precipitazione di ciò che ci sostiene comunemente, in modo scontato e familiare.

Terapia degli attacchi di panico

Da un punto di vista epidemiologico, il picco di insorgenza di un primo attacco di panico si situa normalmente fra la tarda adolescenza e i 35 anni. Nel contesto attuale, questo periodo corrisponde ad una fase del ciclo vitale caratterizzata dal distacco della famiglia d’origine e dalla acquisizione significativa di una maggiore indipendenza. Questo passaggio diventa oggi molto delicato, in quanto è incerto e laborioso sia il radicamento nella propria famiglia d’origine, sia quello in via di costruzione. Per consentire questa separazione, la famiglia d’origine dovrebbe essere ground stabile e flessibile. L’ambiente nuovo, ciò che è “fuori” dalla famiglia d’origine, dovrebbe essere il luogo in cui trovare altri punti di riferimento rispetto ai quali collocarsi, nuove appartenenza consistenti e aperte nelle quali identificarsi e dalle quali differenziarsi. Il passaggio dall’oikos (luogo dei pochi, della casa, dell’amicizia intima) alla polis (luogo dei molti, della città, dell’apertura al mondo) sembra centrale nell’insorgenza del disturbo di panico.

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Il paziente che soffre di attacchi di panico è sospeso fra appartenenze passate che non sostengono più e appartenenze future che non sostengono ancora.

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In terapia, il lavoro del terapeuta con il paziente grazie allo svilupparsi del legame terapeutico si snoda attraverso varie tematiche:

  • sostenere il paziente a poter definire la propria esperienza che si presenta come qualcosa di indefinita e sconosciuta,
  • sostenere il paziente nel recuperare il continuum della sua esperienza dato che generalmente l’esperienza del panico appiattisce tutto il resto,
  • fornire al paziente un contesto sereno in cui possa collocare il “panico” all’interno della propria cornice autobiografica riuscendo ad inserirvi il disagio come un evento dotato di senso,
  • sostenere il paziente nel riappropriarsi consapevolmente del proprio orizzonte temporale personale e della rappresentazione del futuro.

La Psicoterapia, da recenti studi, risulta essere un valido strumento e RISOLUTIVO per questo tipo di sofferenza psicologica.

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