Perdita e lutto hanno un comune denominatore: la sofferenza. La vita, anche per le persone più fortunate, include l’esperienza della sofferenza. Essa condiziona le nostre aspettative future o le dissolve dolorosamente. Tale sofferenza a volte risulta essere talmente dominante da opprimere e soffocare chi la sta vivendo e si manifesta come tristezza e/o stress fisico e/o stanchezza.
La perdita si differenzia dal lutto per il fatto che non sempre significa necessariamente la morte di qualcuno.
Il lutto è un processo unico che non segue criteri universali. E’ assolutamente naturale, è dinamico, cambia costantemente da persona a persona, tra famiglie, culture e società.
Il lutto (cosi come la perdita) è estremamente funzionale al processo di ristrutturazione che ciascun essere umano necessita dopo la morte di legami importanti.
Tuttavia, in alcuni casi, questo momento di riorganizzazione travalica tempo e spazio espandendosi in misura indefinita e può portare alla perdita delle reti sociali e di molte delle tradizionali risorse a disposizione della persona che soffre (famiglia, religione, vicini, amici, ecc.). Talvolta può associarsi a seri problemi di salute (ansia generalizzata, attacchi di panico, abuso di alcool e farmaci) con un rischio di depressione quattro volte maggiore nel primo anno.
La terapia in queste situazioni lavora su vari temi tra cui: